Incontri

Gennaio 2013

In viaggio verso Morondava, sul fuoristrada del Vescovo. Siamo fortunati noi. Quante persone abbiamo sorpassato, tutte a piedi, scalze, con i piedi screpolati e rotti che trasportavano oggetti, legni, frutti. Chissà dove andavano, forse da nessuna parte, ma la vita è cammino.

È mezzogiorno e sentiamo il bisogno di fermarci per mangiare qualche cosa. Chissà se tutte quelle persone che abbiamo incrociato – donne, bambini, anziani, giovani – possono fare altrettanto.

Ci fermiamo all’ombra di tre grossi alberi di mango, è la prima volta che vediamo queste piante e nel nostro immaginario avrebbero dovuto essere più piccole. Ma quante cose avevamo immaginato diverse. Scendiamo dall’auto e ci accomodiamo per terra sotto le fronde protettive e dispensatrici di ombra. In lontananza vediamo avvicinarsi un’esile figura. Si tratta di un vecchio, ma forse poi non tanto, forse sono la fatica, la fame, il sole, il vento che lo fanno sembrare più vecchio. Porta sulle spalle un fusto di legno e Mauro ci dice che quel tipo di legno è pesantissimo. Si vede che è stanco, ma sorride e si ferma vicino a noi. I suoi occhi sono vivaci e il suo sorriso sincero. Si siede, ma non chiede. Riposa e aspetta. È più bello riposare in compagnia!

Suor Carmelina inizia a preparare i panini per il nostro pranzo e ne prepara anche per il nostro amico. Lui accetta volentieri e gusta insieme a noi le “luganeghe” che ha portato dall’Italia Sergio. Per il nostro nuovo amico è tutto nuovo: i sapori, i nostri volti, il nostro parlare, ma è contento di stare con noi e il suo sorriso, la sua serenità ci fanno capire che si sente a suo agio, anche a mangiare in mezzo ai vasaha – così chiamano i malgasci lo straniero.

La nostra pausa pranzo è finita, è ora di ripartire, perché Morondava è ancora lontana e se si vuole arrivare alla meta prima che faccia buio è meglio non perdere tempo. Salutiamo il nostro amico, noi continuiamo con la nostra macchina, con le nostre aspettative, le nostre speranze e lui a piedi con il suo fardello.